ambiente

Contaminazione da PFAS in Veneto: il Tribunale di Vicenza pronuncia una sentenza storica in materia di inquinamento

Greenpeace PFAS
© Greenpeace Italia

Il 26 giugno 2025, la Corte d’Assise di Vicenza ha emesso una sentenza storica nel processo di primo grado per la contaminazione da PFAS che ha interessato le province di Vicenza, Padova e Verona. Undici dei quindici ex dirigenti della società chimica Miteni S.p.A., con sede a Trissino (Vicenza), sono stati condannati per gravi reati ambientali, tra cui avvelenamento doloso delle acque e disastro ambientale doloso. Le pene detentive complessive ammontano a 141 anni di carcere, con condanne individuali che variano da 2 anni e 8 mesi a 17 anni e 6 mesi.

Contesto del caso

Il processo ha riguardato la produzione industriale di PFAS nello stabilimento di Miteni a Trissino. I PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche) sono composti chimici sintetici utilizzati in numerose applicazioni industriali per la loro resistenza a calore, grassi e acqua. Sono noti come "inquinanti eterni" perché persistono a lungo nell’ambiente, si accumulano negli organismi viventi e sono associati a gravi rischi per la salute, tra cui tumori, danni epatici, problemi riproduttivi e patologie tiroidee.

Miteni e le aziende che l’hanno preceduta producevano PFAS fin dalla fine degli anni Sessanta, ma la contaminazione è stata ufficialmente rilevata solo nel 2013, quando indagini dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV) hanno evidenziato un’estesa contaminazione delle acque sotterranee e potabili, interessando circa 350.000 residenti.

Secondo l’accusa, la società era a conoscenza dei rischi ambientali e sanitari legati ai PFAS, ma ha continuato l’attività senza adeguate misure di protezione ambientale. Il tribunale ha stabilito che i dirigenti hanno consapevolmente sversato sostanze tossiche nell’ambiente per decenni.

Esiti del processo e risarcimenti

La Corte ha ritenuto gli imputati colpevoli di diversi reati, tra cui avvelenamento doloso delle acque, disastro ambientale non previsto dalla legge, gestione illecita di rifiuti e inquinamento ambientale. Quest’ultimo capo d’imputazione è stato però dichiarato prescritto.

Il tribunale ha inoltre disposto il risarcimento per oltre 300 parti civili, tra cui cittadini, comuni, enti gestori dell’acqua e agenzie ambientali. Il Ministero dell’Ambiente riceverà 58 milioni di euro, la Regione Veneto 6,5 milioni, e ARPAV circa 800.000 euro. I privati cittadini e i comitati, come “Mamme No PFAS”, riceveranno tra 15.000 e 20.000 euro ciascuno. Gli ex lavoratori di Miteni, tuttavia, non sono stati ammessi al risarcimento, una scelta che il tribunale motiverà nelle future motivazioni dettagliate della sentenza.

Correlata sentenza sul lavoro

Il 13 maggio 2025, un tribunale del lavoro di Vicenza ha emesso una sentenza separata, riconoscendo il diritto alla pensione di reversibilità agli eredi di un ex lavoratore Miteni, deceduto nel 2014 a causa di un tumore pelvico renale. È la prima volta in Italia che una morte è stata legalmente collegata all’esposizione professionale ai PFAS. L’uomo aveva lavorato presso l’impianto di Trissino tra il 1979 e il 1992.

Implicazioni più ampie

I PFAS sono definiti "inquinanti eterni" per la loro persistenza ambientale e per i gravi impatti sanitari. Questo riconoscimento di responsabilità penale dei dirigenti aziendali e il riconoscimento giuridico di una patologia professionale legata ai PFAS rappresentano un punto di svolta per il diritto ambientale in Italia.

Il processo è durato circa quattro anni, con oltre 140 udienze, e si è avvalso del supporto scientifico di ARPAV, che dal 2013 ha effettuato oltre 50.000 campionamenti ambientali. Per la Provincia di Vicenza, la Regione Veneto e i comitati cittadini, questa sentenza rappresenta una vittoria attesa da anni nella lotta per la giustizia ambientale.

Annuario

2025

Collegamenti

Parole chiave

ambiente diritti umani Italia