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I Comitati (Treaty Bodies)

Nel corso degli anni, le Nazioni Unite hanno dato vita a un organico Codice universale dei diritti umani (International Bill of Human Rights), il cui asse portante è costituito dalle seguenti nove convenzioni:

  1. Convenzione internazionale per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (ICERD, 1965); 
  2. Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR, 1966); 
  3. Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (ICESCR, 1966); 
  4. Convenzione contro ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW, 1979); 
  5. Convenzione internazionale contro la tortura (CAT, 1984); 
  6. Convenzione sui diritti del bambino (CRC, 1989);
  7. Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie (ICRMW, 1990); 
  8. Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD, 2006); 
  9. Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate (CPED, 2006). 

L’Italia ha ratificato otto convenzioni e relativi protocolli opzionali (così come indicato nella tabella seguente). Non ha ancora firmato l’ICRMW.

Insieme all’enunciazione dei diritti fondamentali, le Nazioni Unite hanno creato meccanismi di controllo per ciascun trattato, i cosiddetti Comitati o Treaty Bodies, composti da un numero di membri che varia dai 10 ai 23 esperti indipendenti, selezionati sulla base della loro probità ed esperienza riconosciuta nel campo dei diritti umani.

La funzione principale dei Comitati è quella di esaminare i rapporti periodici sull’attuazione, nel Paese contraente, delle norme sancite a livello internazionale, che gli Stati hanno l’obbligo di presentare periodicamente (di solito ogni 4 o 5 anni). In aggiunta a tale procedura, alcuni Comitati possono svolgere funzioni di monitoraggio attraverso altri tre meccanismi: procedura di inchiesta (sul campo); esame di comunicazioni interstatali; esame di comunicazioni individuali. I Comitati, infine, pubblicano la loro interpretazione del contenuto delle disposizioni sui diritti umani, cosiddetti General comments.