Gli elementi di criticità del sistema d’asilo italiano
Gli elementi di criticità del sistema italiano in materia di asilo sono stati evidenziati nell'ambito dei meccanismi di monitoraggio dei diritti umani previsti dalle Nazioni Unite e dal Consiglio d'Europa, di seguito riportati.
Visita della delegazione del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (European Committee for the Prevention of Torture and Inhuman or Degrading Treatment or Punishment - CPT)
Una delegazione del Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene e trattamenti inumani o degradanti (Cpt) del Consiglio d’Europa ha effettuato una visita ad hoc tra il 2 al 12 Aprile 2024 concentrandosi sul trattenimento dei migranti nei Centri di Permanenza per i Rimpatri (CPR). L'obiettivo della visita era quello di esaminare il trattamento, le condizioni di detenzione, le garanzie legali e la qualità dell'assistenza sanitaria fornita ai cittadini stranieri detenuti in quattro dei nove CPR operativi nel Paese. Nel corso della visita, che si è articolata nelle strutture di Milano, Gorizia, Potenza e Roma, la delegazione si è consultata con alti funzionari dei ministeri dell'Interno, della Giustizia e della Sanità. Inoltre, si sono tenuti incontri con il Consiglio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, recentemente nominato, che opera come Meccanismo nazionale di prevenzione (NPM) italiano, nonché con rappresentanti di organizzazioni non governative attive nel settore della detenzione per immigrazione. Sebbene il rapporto annuale non sia ancora disponibile, si può richiamare quanto dichiarato dal Tavolo asilo e migrazione, la principale coalizione della società civile italiana impegnata nella promozione e tutela dei diritti delle persone di origine straniera, a seguito della visita nelle strutture di Milano, Caltanissetta, Roma, Bari, Brindisi e Potenza. La delegazione ha infatti riscontrato che oltre all’aspetto igienico e sanitario, carente quasi ovunque, vi sono criticità strutturali che confermano la necessità di chiudere questi luoghi di detenzione amministrativa dove, persone che non hanno commesso alcun reato, vengono detenute in assenza dei fondamentali diritti garantiti alle persone private della libertà in Italia. Tali affermazioni potrebbero quindi fornire un’indicazione su quanto verrà dichiarato dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti.
Esame Periodico Universale (Universal Periodic Review - UPR)
Nel novembre 2019 l'Italia è stata oggetto del meccanismo di Esame Periodico Universale del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite. Lo UPR si basa sull'analisi dei rapporti redatti dal Paese in esame, dei rapporti preparati dall'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani sulla base delle raccomandazioni dei Treaty Bodies e degli Special Rapporteurs che hanno considerato la situazione dello Stato, nonché sulle informazioni inviate dalle organizzazioni della società civile. Delle 306 raccomandazioni ricevute, 130 avevano come oggetto i rifugiati e richiedenti asilo, evidenziando la crescente preoccupazione della comunità internazionale per tematiche quali il razzismo e la discriminazione, il rispetto dei diritti umani, con criticità riscontrate circa la detenzione nei CPR e il principio di non-refoulment.
Ulteriore elemento di criticità si può riscontrare nelle raccomandazioni rifiutate dall’Italia, concernenti soprattutto la protezione dei diritti umani e l’implementazione di trattati internazionali. Nel primo caso le raccomandazioni riguardavano il principio di non-refoulement e la cessazione delle espulsioni collettive, sottolineando la preoccupazione per i casi di respingimento indiretto verso la Libia causati soprattutto dal Memorandum d’intesa tra il Governo italiano e quello libico, firmato inizialmente nel 2017 e poi rinnovato nel 2020 e nel 2023. Quanto alle raccomandazioni non sostenute riguardanti la ratifica e l'implementazione dei trattati internazionali, queste riguardavano la “Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie” e il “Patto mondiale per una migrazione sicura". Occorre infine sottolineare che, sebbene permanga il rifiuto di alcune raccomandazioni e quindi la negazione dell’esistenza di violazioni dei diritti ivi contenuti, l’Italia ha accettato 120 su 130 raccomandazioni, indicando un impegno verso il miglioramento.
Visita della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa Dunja Mijatović
Nel giugno 2023 l’allora Commissaria ha visitato l'Italia, producendo un rapporto contenente un'analisi della situazione nel Paese. Per quanto concerne la materia dell'asilo la Commissaria, pur riconoscendo gli sforzi dell'Italia, evidenzia il dovere di “garantire un'adeguata capacità di ricerca e salvataggio" delle persone in mare. Inoltre, la legislazione italiana che ostacola il lavoro delle ONG in materia deve essere abrogata. Viene poi evidenziato che il Memorandum d'intesa firmato dal governo italiano con l'Albania non soddisfa gli standard internazionali in materia di diritti umani e che l'Italia deve migliorare il proprio sistema interno di asilo e accoglienza, con particolare attenzione alle persone più vulnerabili. La Commissaria ha infatti espresso preoccupazione per la cooperazione dell’Italia con paesi come la Libia e la Tunisia e per l’aggiunta di Nigeria, Gambia e Costa d’Avorio all’elenco dei paesi di origine sicuri nonostante le sistematiche violazioni dei diritti delle dei diritti delle donne in questi Paesi.
Va rilevato infine che il 19 ottobre 2023 la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha accertato la responsabilità dell’Italia per la violazione di diritti umani protetti dalla CEDU mediante tre diverse sentenze rese nei casi A.B. c. Italia , A.M. c. Italia e A. S. c. Italia riguardanti le condizioni di trattenimento subite da alcuni cittadini stranieri nell’Hotspot di Lampedusa in un periodo di tempo compreso tra il 2017 e il 2019. Si tratta quindi di violazioni dell’art. 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) e dell’art. 5 (diritto alla libertà e alla sicurezza) della Convenzione Europea dei Diritti Umani, a cui si sommano le pronunce della Corte circa la sistematicità di abusi e violazioni posti in essere sia alla frontiera che nell’hotspot. Tali verdetti si inseriscono nella lista di pronunce che vedono l’Italia colpevole di violazioni della CEDU riguardo alla questione migratoria, sulla scia di casi come Hirsi Jamaa and Others v. Italy.