Comitato Europeo dei Diritti Sociali: i reclami collettivi contro l'Italia nel 2023

Nel 2023, il Comitato europeo dei diritti sociali ha ricevuto due reclami collettivi contro l'Italia.
Il Reclamo n. 223/2023 è stato presentato da Dirigentiscuola (Associazione professionale sindacale dirigenti area istruzione e ricerca) il 15 marzo 2023. Il ricorso riguarda l'Articolo E (non discriminazione) in aggiunta all'l'Articolo 2 (diritto a giuste condizioni di lavoro), all'l'Articolo 4 (diritto a un'equa retribuzione), all'l'Articolo 20 (diritto alle pari opportunità e alla parità di trattamento in materia di occupazione e impiego senza discriminazioni fondate sul sesso), all'l'Articolo 22 (diritto di partecipare alla determinazione e al miglioramento delle condizioni e dell'ambiente di lavoro) e all'l'Articolo 26 (diritto alla dignità sul lavoro) della Carta sociale europea. L’Associazione Dirigentiscuola sostiene che l'articolo 25 del decreto legge 165/2001 (Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche), pur riconoscendo lo status di dirigente ai direttori scolastici, non ha ancora assicurato la parità retributiva tra i dirigenti scolastici e gli altri dirigenti statali di pari livello. La disparità di stipendio, secondo l'Associazione, viola le disposizioni citate nella Carta.
Il 13 novembre 2023, il Comitato ha ricevuto il Reclamo n. 232/2023 relativo all'Articolo 5 (diritto di organizzazione), all'Articolo 6 (diritto alla contrattazione collettiva) e all'Articolo 12 (diritto alla sicurezza sociale) della Carta riveduta. Il reclamo è stato presentato dall'Associazione Nazionale per l'Industria e il Terziario (ANPIT) e dalla Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori (CISAL). Le organizzazioni sostengono che durante l'emergenza Covid-19, la legislazione italiana che regola l'accesso alla cassa integrazione guadagni è stata discriminatoria e ingiusta. La ragione di questo trattamento distorto è l'obbligo di concludere un accordo con i sindacati relativamente più rappresentativi a livello nazionale. In alcuni casi, sono stati esclusi altri sindacati che appaiono meno rappresentati, minando l'effettiva capacità di rappresentanza dei sindacati e la loro capacità di firmare il verbale di accordo.