condizioni carcerarie

La Corte di Cassazione ribadisce che per eseguire un Mandato d'Arresto Europeo occorre ottenere concrete garanzie che la persona da consegnare non sarà soggetta a trattamenti inumani o degradanti

Martelletto, libri e bilancia della giustizia
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La sentenza della Cassazione penale, sez. 4, depositata il 10 aprile 2025, n. 14191, in merito all'esecuzione del Mandato d'Arresto Europeo (MAE), ribadisce un punto-chiave del sistema, ovvero che, in presenza di segnali credibili di condizioni carcerarie inumane o degradanti nello Stato richiedente l'estradizione, lo Stato di esecuzione non può limitarsi a concedere l'estradizione senza ulteriori verifiche.

La decisione riguarda il caso di A.A., cittadino ungherese, per il quale era stata disposta l'estradizione in Ungheria per scontare una condanna definitiva. La difesa ha sollevato un'obiezione cruciale: le condizioni delle carceri ungheresi, citando rapporti del Comitato di prevenzione della tortura (CPT) del Consiglio d’Europa e altre informazioni prodotte da organizzazioni internazionali che evidenziavano gravi criticità. Questa non è una novità; spesso, le condizioni detentive in alcuni Paesi europei sono state oggetto di richiami e condanne da parte di organismi come la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CtEDU).

La Cassazione, ribaltando la decisione della Corte d'Appello di Messina, ha ribadito che, anche dopo le novità introdotte nel 2021 nella legge che introduce in Italia il MAE (l, 69/2005), quando esistono "fonti affidabili e circostanziate" (come rapporti di ONG, organismi europei o sentenze della Corte europea dei diritti umani - CtEDU) che indicano rischi di trattamenti inumani o degradanti, lo Stato che deve eseguire il MAE ha un "obbligo di chiedere informazioni supplementari".

Ma non si tratta di informazioni generiche. La Cassazione ha specificato che le richieste devono riguardare:

  • Le condizioni concrete della struttura detentiva in cui la persona sarà effettivamente reclusa.
  • Dettagli specifici sulle celle (dimensioni, numero di detenuti per cella, servizi igienici, accesso alla luce naturale).
  • La disponibilità di cure mediche e la possibilità di contatti con l'esterno.
  • Ogni altra informazione che possa assicurare che la detenzione non violi l'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (divieto di tortura e di pene o trattamenti inumani o degradanti).

Il cuore della sentenza è l'esigenza di una offrire al cittadino un "garanzia individualizzata". Ciò significa che l'autorità giudiziaria dello Stato di esecuzione non può limitarsi a presupporre che lo Stato richiedente rispetti gli standard europei. Deve ottenere una rassicurazione concreta e specifica per il singolo individuo, basata su dati recenti e pertinenti alla specifica situazione detentiva che lo attende.

La Cassazione ha riconosciuto infatti che “se le problematiche carcerarie sono note ed ufficiali, perché risultano da fonti aperte internazionali accreditate (come condanne della CtEDU; Rapporti ONU e altri organismi internazionali) è onere del Giudice dello Stato di esecuzione formulare una richiesta di integrazione di informazioni allo Stato emittente per specificare in concreto quale sarà il trattamento penitenziario riservato alla persona richiesta (in quale carcere, e quali sono le relative condizioni di affollamento o le soluzioni adottate per le altre segnalate problematiche da parte del CPT del Consiglio d'Europa)”.

Solo se queste informazioni aggiuntive sono soddisfacenti e dissipano il "rischio concreto" di trattamenti inumani, l'estradizione può procedere. In caso contrario, la decisione di esecuzione del MAE deve essere rifiutata.

Questa sentenza conferma un’interpretazione che sia la Cassazione italiana, sia la Corte di giustizia dell’UE (CGUE) avevano elaborato negli anni 2015-16, ma su cui le riforme intervenute sulla legge 69/2021 avevano fatto sorgere qualche dubbio. 

L’indicazione proveniente dalla Cassazione dovrebbe portare a un aumento degli scambi di informazioni tra gli Stati membri e a una maggiore attenzione alle condizioni carcerarie in tutta Europa. 

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