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Rafforzare la democrazia: revisione dell'OSCE delle elezioni parlamentari italiane del 2022

Bandiere contenenti il logo dell'OSCE in russo, inglese e tedesco di fronte al Palazzo dell'Hofburg a Vienna
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Nell'agosto 2022 l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell'OSCE ha inviato una missione di valutazione elettorale (EAM) in relazione alle elezioni parlamentari tenutesi il 25 settembre 2022. Queste elezioni parlamentari anticipate sono state indette in seguito alle dimissioni del primo ministro Mario Draghi, dopo che il suo governo aveva perso il sostegno dei principali partiti della coalizione.

La missione si è concentrata sulla valutazione della conformità delle elezioni agli impegni dell'OSCE, agli standard internazionali e alla legislazione nazionale. L'OSCE ha valutato le elezioni parlamentari del 2022 in Italia come competitive, in grado di offrire una scelta politica autentica e nel rispetto dei diritti civili e politici fondamentali. L'amministrazione elettorale ha operato in modo professionale e ha goduto di un'elevata fiducia da parte dell'opinione pubblica, mentre la campagna elettorale si è svolta in un clima di libertà e pluralismo.

Nonostante la valutazione generalmente positiva, la relazione ha evidenziato diverse sfide significative. In primo luogo, il quadro giuridico che disciplina le elezioni è frammentato in varie leggi e decreti, il che porta a incongruenze interpretative e limita la trasparenza delle procedure. È stata inoltre rilevata la mancanza di un codice elettorale unificato, che è stato oggetto di numerose raccomandazioni dell'OSCE.

In secondo luogo, l'impossibilità per i candidati indipendenti di candidarsi alle cariche pubbliche è in contraddizione con gli impegni dell'OSCE in materia di parità di accesso alla partecipazione alla vita politica. Solo le persone associate a partiti politici o coalizioni possono candidarsi alle elezioni, limitando la concorrenza elettorale. Inoltre, la legge non prevede la partecipazione di osservatori cittadini, il che significa che il processo elettorale non è completamente aperto al controllo pubblico.

Un altro problema è l'insufficiente regolamentazione del finanziamento delle campagne elettorali. Sebbene esistano limiti di spesa e obblighi di rendicontazione, la mancanza di un obbligo di pubblicazione dei dati finanziari prima delle elezioni limita la trasparenza e impedisce il monitoraggio in tempo reale delle spese dei partiti e dei candidati.

L'OSCE ha inoltre rilevato il persistere della criminalizzazione della diffamazione, in contrasto con gli standard internazionali in materia di libertà di espressione e che potrebbe scoraggiare i giornalisti dall'affrontare argomenti di indagine. In un contesto caratterizzato da un elevato numero di minacce nei confronti dei giornalisti e da un aumento dei cosiddetti casi SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation, azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica), questo fenomeno rappresenta una minaccia reale per la libertà dei media.

Vale inoltre la pena notare che le elezioni si sono svolte in un contesto socioeconomico difficile, caratterizzato dall'aumento dei prezzi dell'energia, dall'inflazione e dagli effetti persistenti della pandemia di COVID-19, che hanno ulteriormente complicato la campagna elettorale, in particolare per gli attori politici minori.

In conclusione, queste elezioni mettono in luce molti elementi positivi del processo democratico; tuttavia, la relazione evidenzia alcuni aspetti che richiedono ulteriori miglioramenti, in particolare per quanto riguarda la trasparenza delle procedure elettorali e la garanzia di pari accesso alla partecipazione alla vita politica.

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