Sistema penitenziario italiano: il rapporto di Antigone restituisce una fotografia allarmante

“Senza respiro” è il titolo dell’ultima pubblicazione dell’Associazione Antigone – realtà che, dal 1991, svolge un ruolo centrale nel monitoraggio delle condizioni detentive e nella promozione dei diritti umani all’interno del sistema penale e penitenziario italiano – e che restituisce un quadro allarmante del sistema penitenziario italiano. Tra i dati più critici emerge, ancora una volta, il problema del sovraffollamento carcerario: 58 dei 190 istituti penitenziari presenti sul territorio nazionale registrano un tasso di affollamento pari o superiore al 150%, con il carcere di Milano San Vittore che raggiunge addirittura il 220%.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il fenomeno non riguarda solo gli istituti per adulti: dei 17 Istituti Penali per Minorenni presenti in Italia, 9 risultano sovraffollati. Una situazione talmente critica da spingere il governo a riconvertire una sezione del carcere per adulti della Dozza, a Bologna, in istituto minorile.
In un simile contesto, le proteste da parte delle persone detenute si configurano come una reazione comprensibile a condizioni di vita giudicate disumane da molte organizzazioni per i diritti umani. Tuttavia, con il Decreto Sicurezza 2025 si intende introdurre il reato di rivolta in carcere, una misura che rischia di reprimere le manifestazioni di dissenso, eludendo le reali cause strutturali del sistema penitenziario.
In questo quadro critico, si aggiunge la grave carenza di personale, in particolare della figura degli/delle educatori ed educatrici, il cui ruolo è centrale nel percorso di rieducazione e risocializzazione delle persone detenute. A Maggio 2025, il numero di educatori presenti negli istituti era pari a 963, a fronte di una pianta organica che ne prevede 1.040: un divario che compromette seriamente la qualità degli interventi rieducativi.
Tema altrettanto drammatico, è quello della salute mentale in carcere. Dal 2022, anno in cui è emersa la crisi legata ai suicidi tra i detenuti, il problema non ha cessato di aggravarsi. Nonostante una lieve flessione nel 2023, nel 2024 si è registrato il numero più alto di suicidi mai rilevato: 91 casi, contro gli 85 del 2022.
Infine, grazie alla Legge n. 110 del 14 luglio 2017, – la quale ha introdotto nel codice penale gli articoli 613-bis e 613-ter, rispettivamente intitolati “Tortura” e “Istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura” – è stato colmato un grave vuoto normativo, come richiesto dalla sentenza “Cestaro c. Italia” della Corte Europea dei Diritti Umani (CtEDU) del 2015. Questa svolta legislativa si è rivelata fondamentale: nel 2021, per la prima volta, il Tribunale di Ferrara ha condannato un agente della polizia penitenziaria per il reato di tortura previsto dall’art. 613-bis del codice penale, riconoscendolo colpevole di aver inflitto gravi sofferenze ad un detenuto. Ad oggi, l’associazione Antigone è costituita parte civile in cinque procedimenti penali relativi a episodi di violenza, torture, abusi, maltrattamenti o decessi avvenuti all’interno di istituti penitenziari in diverse città italiane, tra cui Venezia, Torino, Reggio Emilia e Firenze.
Le proposte avanzate da Antigone per contrastare il sovraffolamento:
- Amnistia parziale per pene brevi: Concessione di un provvedimento di clemenza per i detenuti che devono scontare meno di due anni di carcere;
- Misure alternative decise collettivamente: Attivazione straordinaria dei Consigli di disciplina per valutare, in modo collegiale, la concessione di benefici come la grazia o altre misure alternative per chi ha meno di un anno di pena residua;
- Sospensione degli ingressi in carcere se sovraffollato: Blocco temporaneo delle nuove carcerazioni, salvo casi eccezionali, se non esistono posti disponibili nel rispetto della capienza regolamentare dell’istituto.