migrazione

Accoglienza al collasso: l’involuzione del sistema italiano. Il report di ActionAid 2024

1 marzo 1999, Rifugiati kosovari in fuga dalla loro terra.
© R LeMoyne / United Nations

Sommario

  • L’involuzione del sistema di accoglienza
  • La geografia dell’accoglienza
  • L’accoglienza di persone vulnerabili
  • Conseguenze e implicazioni
  • Prospettive e soluzioni
  • Conclusione

Introduzione

Negli ultimi anni, il sistema di accoglienza italiano ha subito una radicale trasformazione, passando da un modello volto all’integrazione a uno sempre più incentrato sulla gestione emergenziale della crisi migratoria e sulla riduzione dei servizi essenziali. Il rapporto "Accoglienza al collasso. Centri d’Italia 2024", curato da ActionAid in collaborazione con Openpolis, evidenzia una serie di criticità, tra cui il sovraffollamento delle strutture, l’assenza di un adeguato monitoraggio istituzionale e la progressiva marginalizzazione dei richiedenti asilo. Il nuovo quadro normativo, in particolare con il decreto legge 20/2023 “Disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare” e il nuovo capitolato per i centri di accoglienza, ha introdotto modifiche che hanno avuto conseguenze significative sulla qualità dell’accoglienza e sulle condizioni di vita degli ospiti.

L’involuzione del sistema di accoglienza

L’approvazione del decreto legge 20/2023 ha introdotto una serie di modifiche sostanziali nel sistema di accoglienza italiano. Tra gli elementi più significativi vi è la riduzione dei servizi di supporto per i migranti, tra cui l’orientamento legale, l’assistenza psicologica e i corsi di lingua italiana. Questi tagli hanno avuto un impatto devastante sulle possibilità di integrazione dei richiedenti asilo, rendendo ancora più difficile il loro inserimento nella società.

L’adozione del nuovo capitolato ha portato all’aumento dei costi operativi delle strutture, che tuttavia non si è tradotto in un miglioramento delle condizioni di vita degli ospiti. Al contrario, le risorse destinate ai servizi alla persona sono state ridotte drasticamente, mentre sono aumentate le spese per affitto, trasporti e beni di consumo. Questo modello di gestione ha portato a un deterioramento delle condizioni nei centri, molti dei quali si trovano in situazioni di sovraffollamento e carenza di personale qualificato.

Inoltre, il nuovo modello di gestione ha favorito la concentrazione di migranti in grandi strutture, riducendo ulteriormente le possibilità di integrazione e aumentando il rischio di esclusione sociale. Le nuove norme hanno reso più difficile il passaggio dai centri di accoglienza temporanei a programmi di inclusione più strutturati, ostacolando l’accesso al lavoro e alla formazione professionale.

Uno degli elementi chiave della crisi del sistema di accoglienza italiano è la sua crescente inefficienza amministrativa. La mancanza di una pianificazione a lungo termine e l’eccessiva burocratizzazione hanno creato una situazione in cui molte strutture operano senza un chiaro quadro normativo di riferimento. L’assenza di un monitoraggio centralizzato e la scarsa trasparenza nella gestione delle risorse hanno contribuito a un aumento degli sprechi e a una riduzione della qualità dell’accoglienza.

L’incertezza normativa ha anche causato un aumento dell’assegnazione diretta dei contratti per la gestione dei centri, un fenomeno che ha portato a una riduzione della qualità dell’accoglienza e a un aumento della spesa pubblica senza alcun beneficio tangibile per gli ospiti. Inoltre, la crescente burocrazia e la mancanza di coordinamento tra prefetture, comuni e organizzazioni del terzo settore hanno reso ancora più difficile garantire un’accoglienza dignitosa ed efficiente.

La geografia dell’accoglienza

La distribuzione dei centri di accoglienza in Italia segue un modello disomogeneo. Nel nord del paese i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) sono generalmente più piccoli e distribuiti sul territorio, mentre al sud prevalgono le grandi strutture sovraffollate. La percentuale di posti nei CAS rispetto al totale del sistema ha raggiunto il 68,3%, dimostrando come l’accoglienza straordinaria sia ormai diventata la norma, nonostante i numeri non giustifichino uno stato di emergenza.

La concentrazione dei centri in determinate aree geografiche ha generato tensioni con le comunità locali, alimentando sentimenti di ostilità e diffidenza nei confronti dei migranti. L’assenza di un piano di distribuzione equo e sostenibile ha reso alcune zone del paese eccessivamente gravate dalla presenza di grandi strutture, mentre altre risultano del tutto prive di centri di accoglienza.

Tra il 2022 e il 2023, la capienza dei centri con oltre 300 posti è aumentata del 360%, un dato che riflette la tendenza a concentrare i migranti in strutture di grandi dimensioni, con conseguenze negative sull’integrazione e sulle condizioni di vita degli ospiti. Questo modello ha un impatto negativo sulle comunità locali e sulla qualità dei servizi offerti, aumentando il rischio di marginalizzazione sociale.

Le grandi strutture, oltre a creare difficoltà nella gestione e nel controllo delle condizioni di vita degli ospiti, ostacolano il processo di inserimento lavorativo e sociale dei migranti. L’assenza di progetti di inclusione e l’impossibilità di instaurare un rapporto diretto con la comunità locale rendono i centri simili a ghetti, con conseguenze dannose sia per i migranti che per le città ospitanti.

L’accoglienza delle persone vulnerabili

Le donne rappresentano una quota crescente degli ospiti nei centri Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI), con un aumento di cinque volte tra il 2014 e il 2023. Tuttavia, la riduzione dei servizi di supporto ha reso più difficile il loro percorso di autonomia. Le difficoltà principali riguardano l’accesso ai servizi di assistenza sanitaria, l’inserimento lavorativo e l’integrazione sociale. Senza un adeguato supporto, molte donne migranti si trovano costrette a dipendere da reti informali che possono esporle a situazioni di vulnerabilità e sfruttamento.

La situazione è ancora più critica per i minori stranieri non accompagnati (MSNA). Nel 2023, la loro presenza nei centri di accoglienza straordinaria è cresciuta del 63,9%, con oltre 700 minori collocati in strutture per adulti, una pratica inaccettabile dal punto di vista legale e umanitario. L’inserimento dei minori in contesti non adatti alla loro età comporta gravi conseguenze psicologiche e sociali, impedendo loro di accedere a percorsi educativi adeguati e aumentando il rischio di isolamento e devianza.

Questi numeri evidenziano un problema di fondo: l’accoglienza non è solo una questione logistica, ma anche sociale e psicologica. I minori, privi di punti di riferimento e di un sostegno adeguato, rischiano di cadere vittime di sfruttamento lavorativo, tratta di esseri umani o criminalità organizzata. Inoltre, la mancanza di programmi educativi efficaci e di figure di riferimento stabili riduce drasticamente le loro opportunità di costruire un futuro migliore.

Nonostante le norme europee e nazionali impongano standard minimi di accoglienza, lo Stato italiano continua a violare i propri obblighi, riducendo l’accesso ai servizi essenziali e adottando politiche restrittive che limitano i diritti dei richiedenti asilo. Le direttive europee stabiliscono chiaramente che i minori non accompagnati devono essere ospitati in strutture adeguate alla loro età e che devono ricevere un supporto specifico per il loro percorso educativo e di integrazione. Tuttavia, l’Italia continua a disattendere questi principi, lasciando molti minori in condizioni di abbandono e privi di tutela.

Oltre ai minori, un altro gruppo particolarmente colpito dalla crisi del sistema di accoglienza è quello delle donne vittime di violenza e tratta. Molte di loro arrivano in Italia dopo aver subito abusi e sfruttamento, ma il sistema attuale non offre loro una protezione adeguata. La scarsità di centri specializzati e la riduzione delle risorse destinate ai servizi di supporto psicologico e legale rendono ancora più difficile la loro riabilitazione e integrazione nella società. Inoltre, i centri antiviolenza sono insufficienti rispetto al numero di persone che necessitano di assistenza, e l’accesso alle misure di protezione internazionale è ostacolato da iter burocratici complessi e lunghi tempi di attesa.

Le violazioni del diritto all’accoglienza si riflettono anche nel trattamento riservato alle persone con esigenze particolari, come i disabili, i malati cronici e le persone con disturbi psicologici. La riduzione dei fondi per il supporto medico e l’assenza di programmi di assistenza personalizzati mettono a rischio la salute e la dignità di molte persone già vulnerabili.

In definitiva, la gestione attuale dell’accoglienza non solo non rispetta gli standard europei, ma mette a rischio i diritti fondamentali dei migranti. Senza un cambiamento radicale nelle politiche di accoglienza, l’Italia continuerà a perpetuare una situazione di marginalizzazione ed esclusione sociale per migliaia di persone in cerca di protezione.

Conseguenze e implicazioni

La mancanza di un sistema di accoglienza efficace non solo ostacola l’integrazione dei migranti, ma aumenta il rischio di esclusione sociale e di sfruttamento. Senza un accesso adeguato all’istruzione, al lavoro e ai servizi sanitari, le persone accolte nei centri temporanei e nei CAS rimangono intrappolate in un limbo di precarietà.

L'assenza di programmi strutturati di inserimento nel mercato del lavoro impedisce ai migranti di raggiungere l’autonomia economica, costringendoli a dipendere da reti informali spesso collegate al lavoro nero o allo sfruttamento. Inoltre, la mancanza di supporto linguistico adeguato limita le possibilità di comunicazione e di costruzione di legami con la società ospitante, rafforzando dinamiche di isolamento e marginalizzazione.

Dal punto di vista dei diritti umani, la riduzione dei servizi nei centri ha portato a un peggioramento delle condizioni di vita dei richiedenti asilo. In molte strutture, le condizioni igienico-sanitarie sono insufficienti, gli spazi sono sovraffollati e la qualità del cibo è scadente. In alcuni casi, si sono verificati episodi di violenza e maltrattamenti, senza che le istituzioni abbiano garantito un monitoraggio adeguato della situazione.

Un altro aspetto critico è il trattamento riservato alle persone con fragilità, come i minori non accompagnati, le donne vittime di violenza e le persone con disabilità. La mancanza di strutture specializzate e l’assenza di un sistema di supporto adeguato mettono a rischio la sicurezza e il benessere di queste persone, spesso già segnate da esperienze traumatiche nei paesi di origine o durante il viaggio migratorio.

Contrariamente alla narrazione dominante, il nuovo capitolato ha aumentato i costi dell’accoglienza, ma ha ridotto le spese per i servizi alla persona. Questo modello non solo è economicamente inefficiente, ma comporta anche costi sociali elevati, aggravando la percezione negativa dell’opinione pubblica nei confronti dei migranti.

Il sistema emergenziale ha un impatto diretto anche sulle comunità locali. L’assenza di un coordinamento tra le istituzioni e la mancanza di progetti di integrazione contribuisce a creare tensioni tra la popolazione residente e i migranti, alimentando sentimenti di ostilità e discriminazione. Inoltre, la mancanza di investimenti in programmi di formazione e occupazione per i migranti riduce le possibilità che questi possano contribuire positivamente al tessuto economico e sociale del paese.

Dal punto di vista economico, il ricorso a grandi strutture di accoglienza ha dimostrato di essere inefficace rispetto a modelli più sostenibili, come l’accoglienza diffusa. Il mantenimento di centri sovraffollati richiede ingenti risorse pubbliche senza offrire un reale beneficio né per gli ospiti né per le comunità che li accolgono.

Prospettive e soluzioni

Per migliorare l’accoglienza, è necessario adottare un modello basato sulla programmazione a lungo termine, riducendo la dipendenza dall’accoglienza straordinaria e favorendo soluzioni più sostenibili, come l’accoglienza diffusa. Questo sistema, già sperimentato con successo in alcune regioni italiane, permette una distribuzione più equa dei richiedenti asilo sul territorio e facilita la loro integrazione nelle comunità locali.

Un altro elemento chiave per rendere il sistema più efficiente è la trasparenza nella gestione delle risorse. La creazione di un sistema di monitoraggio indipendente, che possa verificare le condizioni nei centri e garantire il rispetto degli standard minimi di accoglienza, è essenziale per prevenire abusi e migliorare la qualità dei servizi.

Le amministrazioni locali e le organizzazioni del terzo settore giocano un ruolo cruciale nell’integrazione dei migranti. Un maggiore coinvolgimento di questi attori potrebbe migliorare la qualità dell’accoglienza e facilitare la transizione verso un modello più inclusivo. Ad esempio, le amministrazioni comunali potrebbero sviluppare politiche di inclusione che favoriscano l’accesso alla formazione professionale e al lavoro, mentre le associazioni del terzo settore potrebbero fornire supporto legale, psicologico e sociale ai richiedenti asilo. Il rafforzamento della cooperazione tra le istituzioni e la società civile potrebbe quindi contribuire a costruire un sistema di accoglienza più umano ed efficace.

Investire in politiche di inclusione sociale, come programmi di formazione linguistica e professionale, rappresenta una strategia vincente per trasformare l’accoglienza in un’opportunità di sviluppo per il Paese. Creare percorsi di integrazione che prevedano tirocini, corsi di formazione e incentivi per l’occupazione può aiutare i migranti a diventare autonomi e a contribuire positivamente alla società.

Un altro aspetto da considerare è la promozione di un discorso pubblico più equilibrato sull’immigrazione. Sensibilizzare la popolazione sui benefici di un’accoglienza ben gestita e contrastare la diffusione di stereotipi negativi può contribuire a creare un clima di maggiore apertura e collaborazione tra migranti e comunità locali.

Conclusione

Il sistema di accoglienza italiano è in crisi a causa di politiche inefficaci e di una gestione emergenziale che penalizza sia i migranti che le comunità ospitanti. Tuttavia, esistono alternative concrete per migliorare la situazione: adottare un modello di accoglienza più equilibrato, investire nei servizi essenziali e coinvolgere maggiormente il territorio. Solo così sarà possibile costruire un sistema più giusto ed efficiente, in grado di garantire dignità e opportunità a chi arriva in Italia in cerca di protezione.

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