La Global Sumud Flotilla e la partecipazione della cittadinanza italiana alla missione

La Global Sumud Flotilla unisce volontari da oltre 40 paesi con l’obiettivo di rompere il blocco di Gaza e fornire aiuti umanitari. La missione ha visto una significativa partecipazione italiana: 48 cittadine e cittadini, tra cui medici, attivisti e membri di ONG. Un ruolo centrale è stato svolto dalla società civile e dei movimenti italiani, i quali han generato un’ampia risonanza mediatica e mobilitazioni nazionali a seguito dell’intercettazione israeliana della flotta.
ROMPIAMO L’ASSEDIO DI GAZA con la Global Sumud Flotilla

Sommario

  • La prima spedizione: la missione della Global Sumud Flotilla 
  • La seconda spedizione: le missioni Thousand Madleens to Gaza e Freedom Flotilla

 

La Global Sumud Flotilla è stata definita la più grande missione marittima civile mai organizzata per rompere il blocco di Gaza imposto da Israele. La flotilla è un movimento dal basso che riunisce medici, infermieri, marinari, artisti e attivisti da più di 40 paesi. L’obiettivo è di fornire aiuti umanitari a Gaza durante il genocidio in corso, grazie all’equipaggio composto da volontari e alle navi civili messe a disposizione. La missione, fondata sui principi della pace e della nonviolenza, vuole essere una risposta umanitaria ai crimini commessi da Israele in nome della giustizia, della dignità e del rispetto per la vita.

La prima spedizione: la missione della Global Sumud Flotilla 

Le prime imbarcazioni dirette a Gaza sono salpate il 30 agosto 2025 dal porto di Genova e il 31 agosto 2025 da Barcellona. La missione è stata ritardata a causa delle condizioni meteo, ma tra fine agosto e metà settembre, le navi si sono riunite nelle acque territoriali tunisine. Durante questo periodo la missione ha subito due attacchi: la notte dell’8 settembre la barca Family è stata colpita da un drone militare di provenienza sconosciuta, mentre il 9 settembre, anche l’Alma è stata attaccata in circostanze analoghe. 

Tra il 13 e il 15 settembre la missione è ripartita da Catania (Italia), Tunisia e Grecia e una flotta di 42 navi si è riunita in acque internazionali con l’obiettivo di portare a termine la missione umanitaria. 

Mentre il governo israeliano ha identificato la missione come una minaccia alla sicurezza, le Convenzioni di Ginevra e i Protocolli aggiuntivi obbligano gli stati a garantire la protezione dei civili impiegati in operazioni umanitarie. Inoltre, il 26 gennaio 2024, la Corte internazionale di giustizia, nell’adozione delle misure preliminari nel caso Sudafrica c. Israele, ha imposto allo stato di Israele l’immediata adozione di misure per consentire l’assistenza umanitaria a Gaza. 

Con l’obiettivo di garantire assistenza e soccorso alla missione umanitaria, il Ministro della Difesa italiano, Crosetto, ha disposto l’invio della nave militare Fasan, successivamente sostituita dalla nave militare Alpino, precisando che tale strumento non avrebbe svolto una funzione di scorta e non sarebbe andato oltre le acque internazionali. 

Tra l’1 e il 3 ottobre 2025, 42 imbarcazioni della Global Sumud Flotilla sono state intercettate in acque internazionali, a meno di 150 miglia dalle coste palestinesi, e le 462 persone a bordo sono state illegalmente arrestate. Durante l’abbordaggio, gli attivisti sono stati sottoposti a trattamenti umilianti. Successivamente sono stati posti in isolamento, privati dei canali di comunicazione e sottoposti a maltrattamenti anche durante la detenzione nel carcere di Ketziot.

In Italia, la missione e il successivo abbordaggio da parte di Israele hanno suscitato una forte attenzione mediatica ed estese mobilitazioni tra la popolazione. Questo è dovuto anche all’ampia partecipazione italiana alla missione, nel cui comitato direttivo, figura tra l’altro l’italiana Maria Elena Delia, esponente dell’International Solidarity Movement. Complessivamente, nelle navi erano imbarcate 48 cittadine e cittadini italiani, 44 dei quali sono stati intercettati e detenuti da Israele. Mentre altri cittadini italiani, come Manolo Luppichini e Meri Calvelli dell’ONG ACS, erano a bordo di altre imbarcazioni che per motivi tecnici e di sicurezza non sono salpate alla volta di Gaza. 

A seguito si riportano i nomi delle persone italiane intercettate, suddivise in base all’imbarcazione di appartenenza:

Alma: 
Antonio La Piccirella, skipper e attivista, 35 anni 
Simone Zambrin, attivista, 26 anni 

Aurora: 
Sara Masi, artista e attivista di Greenpeace, 39 anni
Federica Frascà, attivista di Greenpeace
Marco Orefice, attivista, 47 anni 
Irene Soldati, Medici Senza Frontiere e attivista di Greenpeace,  40 anni
Gonzalo Nestor Fabian Di Pretoro, italo-argentino

Otaria:
Adriano Veneziani, attivista 
Alessandro Mantovani, giornalista, 54 anni
Cesare Tofani, skipper, 71 anni
Dario Crippa, studente, 25 anni 
Giorgio Patti, 25 anni
Manuel Pietrangeli, attivista

Grande Blu: 
Emanuela Pala, giornalista
Luca Poggi, responsabile della logistica

Hio: 
Lorenzo d’Agostino, giornalista 

Morgana:
Barbara Schiavulli, giornalista 
Benedetta Scuderi, eurodeputata, 34 anni 
Carlo Alberto Biasoli, skipper e operatore culturale, 39 anni
Jose Nivoi, portuale del Calp di Genova  
Marco Croatti, parlamentare, 53 anni 

Seulle: 
Fabrizio De Luca, geologo, 63 anni
Paolo De Montis, sindacalista, 65 anni
Ruggero Zeni, filosofo e attivista, 69 anni
Silvia Severini, impiegata, 54 anni

Sirius:
Nicolas Calabrese, insegnante italo-argentino

All In: 
Pietro Queirolo Palmas, marinaio, 23 anni

Jeannot III:
Andrea Sebastiano Tribulato

Mango: 
Roberto Ventrella, gioielliere, 86 anni 

Karma: 
Annalisa Corrado, eurodeputata, 52 anni 
Arturo Scotto, parlamentare, 47 anni 
Michele Saponara  
Margherita Cioppi, soccorritrice e capomissione nel Mediterraneo, 33 anni
Tommaso Ferdinando Nogara Notarianni, giornalista e presidente Arci Milano, 59 anni
Paolo Romano, politico, 41 anni 
Saverio Tommasi, giornalista, 46 anni

Wahoo: 
Susanna Bargauan, studente e artista, 32 anni

Maria Cristina:
Andrea Canazza, pensionato, 68 anni
Tommaso Bortolazzi, skipper, 42 anni

Estrella y Manuel: 
Michela Monte, giornalista, 49 anni 

Selvaggia: 
Gessica Lastrucci 
Luca Viani, cuoco

Paola I:
Abderrahmane Amajou, presidente di ActionAid Italia, 39 anni

Ahed Tamimi: 
Giuseppina Branca, infermiera, 78 anni 

La seconda spedizione: le missioni Thousand Madleens to Gaza e Freedom Flotilla

Mentre gli attivisti e le attiviste italiane venivano rimpatriati in Italia, il movimento per Gaza non si è fermato. Le missioni Thousand Madleens to Gaza e Freedom Flotilla sono salpate verso la Gaza trasportando altri aiuti umanitari a bordo di 9 imbarcazioni. 
La seconda ondata di aiuti composta dalla Freedom Flotilla e dalla Thousand Madleen è stata intercettata nelle prime ore dell'8 ottobre 2025 e gli attivisti sono stati trasferiti alla prigione di Ketziot. Dopo la detenzione, gli attivisti sono stati deportati al confine con la Giordania. Tra i 150 attivisti da 20 paesi, 10 di loro sono cittadini italiani: 

Freedom Flotilla:
Riccardo Corradini, medico, 31 anni
Stefano Argenio, infermiere, 41 anni 
Francesco Prinetti, medico, 28 anni 
Elisabeth Di Luca, attivista e cooperante internazionale, 40 anni
Claudio Torrero, docente, 69 anni
Vincenzo Fullone, 53 anni 

Thousand Madleens to Gaza: 
Lorenzo Mollicone, giornalista, 26 anni 
Lorenzo Bresciani, medico 
Beatrice Lio, attivista e giurista, 30 anni
Laura Cardile, regista e documentarista, italo-francese

 

Grazie alla numerosa partecipazione italiana nella missione umanitaria e alla mobilitazione della società civile e dei movimenti dal basso, il dibattito pubblico sulla solidarietà internazionale e sui diritti umani, in particolare sulla complicità del governo italiano nel genocidio della popolazione palestinese di Gaza attraverso l’invio di armi ad Israele, si è acceso.

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