Il rapporto di ActionAid-Università di Bari sul Centro di Detenzione di Gjader: Un Esempio di Esternalizzazione del Controllo delle Migrazioni
Sommario
- Introduzione
- Il modello di Gjader come strumento di esternalizzazione delle politiche migratorie
- Le criticità legali e le violazioni dei diritti umani: violazione del principio di non-refoulement, violazioni sistemiche e vuoti di tutela nel contesto dell’esternalizzazione
- Confronto con altri modelli di esternalizzazione delle politiche migratorie in Europa
- Conclusioni
Introduzione
Il Centro di Detenzione di Gjader, in Albania, rappresenta un esempio emblematico della crescente esternalizzazione del controllo delle migrazioni in Europa. Questo approccio, che prevede la collaborazione con paesi terzi per gestire i flussi migratori e i rimpatri, ha sollevato interrogativi cruciali sul rispetto dei diritti umani e sulla legalità internazionale. Il Rapporto ActionAid-Università di Bari (UniBA) documenta come le condizioni di detenzione a Gjader siano gravemente insufficienti e non rispondano agli standard internazionali, con violazioni documentate dei diritti fondamentali dei migranti trattenuti, in particolare riguardo al diritto d’asilo e alla protezione contro il rimpatrio verso paesi in cui potrebbero subire persecuzioni.
Il modello di Gjader come strumento di esternalizzazione delle politiche migratorie
Il modello di Gjader rappresenta un esempio emblematico della crescente tendenza alla esternalizzazione delle politiche migratorie seguita dall’Italia. Il governo italiano collabora con quello albanese per gestire in territorio albanese il trattamento dei migranti diretti in Italia. Questa pratica, che implica l’affidamento della gestione delle frontiere europee a paesi al di fuori dell’Unione Europea (UE), ha suscitato gravi preoccupazioni sia sul piano giuridico sia per i diritti umani dei migranti.
Il centro di detenzione di Gjader è stato creato nell’ambito di un accordo bilaterale tra Italia e Albania, volto a decongestionare i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) in Italia, dove i migranti in attesa di espulsione sono trattenuti in condizioni spesso critiche. La decisione di trasferire migranti presenti o diretti in Italia in un centro di detenzione in Albania ha sollevato preoccupazioni legate alla legittimità di tali accordi, in quanto potrebbero violare principi cardine del diritto internazionale, tra cui il diritto d'asilo e il principio di non-refoulement, sanciti dalla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati e dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Secondo il Rapporto ActionAid-UniBA, la detenzione dei migranti in Albania riduce notevolmente l'accesso alle protezioni previste dal diritto europeo, in particolare alla procedura d'asilo. In Italia, i migranti hanno la possibilità di presentare domanda di asilo e di beneficiare delle tutele previste dalla Direttiva 2013/32/UE sulle procedure di asilo e dal Regolamento di Dublino (Regolamento (UE) n. 604/2013), che stabilisce i criteri per determinare quale Stato membro dell’UE è responsabile per l’esame delle domande di asilo. Tali disposizioni garantiscono che i migranti non siano esposti a persecuzioni o a trattamenti contrari alla Convenzione Europea dei Diritti Umani (CEDU), in particolare all’articolo 3, che proibisce la tortura e i trattamenti inumani o degradanti.
In Albania, paese non membro dell’UE, i migranti trasferiti al centro di detenzione di Gjader non hanno la stessa possibilità di accesso alla protezione giuridica garantita in Italia. L’Albania, pur essendo firmataria della Convenzione di Ginevra e della CEDU, ha una capacità limitata di offrire procedure di asilo conformi agli standard europei. L’accordo Italia-Albania prevede che ai migranti del Centro si applichi in toto la normativa italiana, ma questa previsione non è considerata una garanzia sufficiente.
La violazione del principio di non-refoulement
Un'altra questione cruciale riguarda il principio di non-refoulement, che vieta il rimpatrio di migranti verso paesi in cui rischiano di subire torture o trattamenti disumani. Nel caso di Gjader, i migranti detenuti nel centro albanese potrebbero essere rimpatriati in paesi come la Siria o l’Egitto, dove la loro vita e la loro integrità fisica sono a rischio. La violazione di questo principio fondamentale è stata documentata anche nelle operazioni di esternalizzazione dell’Italia con la Libia, come denunciato, tra gli altri, nel Rapporto 2024 di Mediterranea Saving Humans, che ha evidenziato il rischio di torture e abusi nei centri di detenzione libici.
Le critiche al modello di Gjader si concentrano principalmente sul fatto che, trasferendo i migranti in un paese terzo come l’Albania, l’Italia elude il controllo giuridico da parte delle istituzioni europee, riducendo la trasparenza e il monitoraggio sulle condizioni di detenzione. In tale contesto, il Comitato per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d'Europa (CPT) ha più volte sottolineato che la mancanza di accesso a un sistema di protezione giuridica adeguato espone i migranti a violazioni dei loro diritti fondamentali, compreso il diritto a non essere esposti a trattamenti crudeli, disumani o degradanti (CPT, 2023)
Violazioni sistemiche e vuoti di tutela nel contesto dell’esternalizzazione
Il rapporto ActionAid – Università di Bari sul Centro di detenzione di Gjadër analizza la struttura come un caso emblematico di esternalizzazione del controllo delle migrazioni, evidenziando come la gestione del centro, istituito tramite accordo bilaterale e affidato all’ente esterno Medihospes, rifletta le dinamiche italiane di outsourcing delle politiche di frontiera (ActionAid, 2023). Il documento è articolato in una sintesi iniziale, un quadro giuridico e storico, una sezione metodologica basata su missioni di monitoraggio, richieste FOIA e interviste sul campo, un’analisi dei dati relativi ai flussi e ai costi e capitoli dedicati alle criticità strutturali, sanitarie e ai diritti fondamentali (Università di Bari, Dipartimento di Scienze Politiche, 2023). Il rapporto è stato prodotto da un’équipe di ricercatori universitari e analisti di ActionAid mediante lavoro d’archivio, visite dirette al centro e raccolta sistematica di testimonianze, ed è stato presentato all’interno delle iniziative del Tavolo Asilo e Immigrazione (TAI, 2023).
Il Rapporto ActionAid ha documentato gravi violazioni dei diritti umani a Gjader, descrivendo le condizioni di vita nel centro come disumane e degradanti. I migranti detenuti affrontano carenze di cibo e acqua potabile, e un insufficiente accesso a cure mediche, comprese quelle psichiatriche (Mediterranea Saving Humans, 2024).
Le organizzazioni per i diritti umani come “Melting Pot Europa” e “Mediterranea Saving Humans” hanno più volte denunciato queste pratiche, considerando la mancanza di tutele legali adeguate per i migranti detenuti in Albania (Melting Pot, 2024).
Confronto con altri modelli di esternalizzazione delle politiche migratorie in Europa
Il modello di Gjader non è unico in Europa. Altri paesi hanno intrapreso politiche simili di esternalizzazione delle politiche migratorie, incentrate sul trasferimento della gestione dei migranti verso paesi terzi.
Italia e Libia: L’Italia ha firmato un accordo con la Libia per fermare i migranti prima che raggiungano le coste italiane, trasferendoli in centri di detenzione libici. Le violazioni dei diritti umani nei centri libici sono state ripetutamente documentate, con migliaia di migranti che affrontano torture, violenze fisiche e traffico di esseri umani. Le Nazioni Unite hanno più volte denunciato la Libia come un "paese non sicuro" per il rimpatrio dei migranti.
Spagna e Marocco: La Spagna ha siglato accordi con il Marocco per impedire ai migranti di raggiungere le Canarie e le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla. I migranti detenuti in Marocco sono frequentemente vittime di abusi da parte della polizia marocchina, come denunciato, tra gli altri, da Melting Pot Europa.
Regno Unito e Ruanda: Il Regno Unito ha stipulato un controverso accordo con il Ruanda per deportare i richiedenti asilo nel paese africano che dovrebbe trattare le loro domande. Le organizzazioni per i diritti umani hanno sollevato preoccupazioni sul fatto che il Ruanda possa garantire adeguate tutele legali per i migranti, sollevando dubbi sulla protezione internazionale offerta nel paese. Alla fine, l’accordo non è diventato operativo, ma ci sono state ripetute proposte di reintegrarlo.
Questi esempi evidenziano come l'esternalizzazione delle politiche migratorie possa compromettere gravemente i diritti umani dei migranti e sollevano preoccupazioni sul rispetto delle norme internazionali in materia di asilo e protezione dei rifugiati.
Conclusioni
Il Centro di Detenzione di Gjader rappresenta una minaccia per i diritti umani e per la legalità internazionale. Come esempio di esternalizzazione del controllo delle migrazioni, la sua esistenza e gestione sollevano seri dubbi sulla conformità con gli standard internazionali. È essenziale che la comunità internazionale intervenga per garantire che i migranti non siano oggetto di scambio nei negoziati tra i vari paesi in materia di politiche migratorie, ma che venga tutelato il loro diritto a vivere in condizioni di dignità, sicurezza e rispetto dei diritti umani fondamentali.