Il ruolo, le sfide e gli interessi dell'Italia durante la 60ª sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite
Sommario
- Introduzione
- Identità diplomatica e ruolo dell'Italia in sede di Consiglio
- Priorità tematiche dell'Italia in sede di Consiglio dei diritti umani
- Agenda prospettica dell'Italia in sede di Consiglio
- Interessi alla base dell'impegno dell'Italia
- Sfide
- Conclusione
Introduzione
Il Consiglio dei diritti umani (HRC) è il principale organo intergovernativo delle Nazioni Unite responsabile della promozione e della protezione dei diritti umani. Istituito nel 2006 in sostituzione della precedente Commissione per i diritti umani, funge da forum permanente per il dialogo, il monitoraggio e la cooperazione tra Stati, istituzioni internazionali e società civile.
Il mandato del Consiglio si estende dall'adozione di risoluzioni tematiche all'esame di situazioni specifiche dei paesi attraverso meccanismi quali la Revisione Periodica Universale (UPR) e il sistema delle Procedure Speciali. La 60a sessione del Consiglio (HRC60), tenutasi a Ginevra dall'8 settembre all'8 ottobre 2025, ha evidenziato come l'agenda delle Nazioni Unite in materia di diritti umani continui ad evolversi, mantenendo le sue priorità fondamentali e rispondendo al contempo alle nuove sfide globali.
Mentre i conflitti in corso e le crisi umanitarie, in particolare quelli in Ucraina, Afghanistan e Myanmar, hanno richiesto un'attenzione costante, la sessione ha affrontato anche questioni nuove e trasversali relative all'inclusione sociale, al cambiamento demografico, alla trasformazione digitale e ai diritti culturali. Gli Stati membri e osservatori hanno presentato un ampio spettro di iniziative che combinano questioni tradizionali, come le detenzioni arbitrarie e la pena di morte, con temi emergenti legati alla tecnologia, all'invecchiamento e alla disabilità.
In questo contesto, l'Italia ha svolto un ruolo attivo. La delegazione italiana, guidata dall'Ambasciatore Vincenzo Grassi, Rappresentante Permanente presso le Nazioni Unite a Ginevra, e dal Ministro Stefano Pisotti, Vice Rappresentante Permanente, si è impegnata attraverso dichiarazioni nazionali, eventi collaterali e iniziative multilaterali. L'Italia ha ribadito il suo impegno di lunga data a favore dei diritti umani, della responsabilità e della cooperazione multilaterale, contribuendo al contempo all'agenda del Consiglio in materia di inclusione, diritti culturali ed etica tecnologica. L'impegno dell'Italia durante la sessione illustra come una potenza media europea utilizzi la diplomazia per promuovere sia obiettivi normativi che interessi strategici, come il rafforzamento dei partenariati internazionali e il consolidamento della sua candidatura a membro del Consiglio per il mandato 2026-2028.
L'identità diplomatica e il ruolo dell'Italia all'interno del Consiglio
L'impegno dell'Italia a Ginevra riflette un approccio coerente alla diplomazia multilaterale, che combina l'adesione alle norme internazionali con negoziati pragmatici. Tre dimensioni di questo approccio sono state particolarmente evidenti durante la 60a sessione.
L'Italia nel quadro europeo dei diritti umani
L'Italia agisce come partecipante stabilizzatore nella politica esterna dell'Unione Europea in materia di diritti umani.
Otto dichiarazioni italiane hanno esordito con la formula “L'Italia si allinea alla dichiarazione dell'UE”, riaffermando così la coesione con l'Unione Europea e aggiungendo elementi nazionali specifici. Questa pratica rafforza sia l'unità dell'UE sia la reputazione dell'Italia come partner affidabile nella diplomazia collettiva. Allo stesso tempo, l'Italia interviene spesso in modo indipendente per evidenziare questioni di particolare rilevanza per la sua politica estera, mantenendo così una voce distinta all'interno del quadro europeo.
Il discorso normativo dell'Italia in contesti multilaterali
L'Italia continua a utilizzare il linguaggio giuridico e morale come strumenti di persuasione. Nei suoi interventi sui dialoghi interattivi (ID) sulla situazione in Ucraina, Afghanistan, Myanmar, Nicaragua e Haiti, ad esempio, le dichiarazioni dell'Italia hanno esplicitamente collegato la protezione dei diritti umani alla pace e alla sicurezza internazionali, respingendo le narrazioni che considerano i diritti secondari rispetto alla stabilità.
In particolare, nell'ID sull'Ucraina (3 ottobre 2025), l'ambasciatore Grassi ha condannato “i recenti attacchi aerei della Russia su Kiev” e ha sottolineato l'impatto devastante della guerra sui bambini e sulle persone con disabilità, ribadendo che la responsabilità per i crimini di guerra è “essenziale per una pace giusta e duratura”.
Allo stesso modo, nel dialogo sull'Afghanistan (8 settembre), il ministro Pisotti ha deplorato la repressione sistematica delle donne e delle ragazze sotto il regime talebano, invocando il processo di Doha come quadro necessario per un impegno internazionale coordinato. Nella dichiarazione sul Nicaragua (19 settembre), ha espresso profonda preoccupazione per il “regresso dello Stato di diritto” a seguito delle riforme costituzionali e della persecuzione delle comunità religiose, in particolare della Chiesa cattolica - un riferimento insolitamente esplicito per una delegazione europea, che illustra la disponibilità dell'Italia ad affrontare questioni delicate legate alla libertà di religione.
L'Italia come costruttrice di ponti
La funzione più distintiva dell'Italia rimane la sua capacità di costruire coalizioni interregionali. Co-sponsorizzando iniziative con Stati latinoamericani, arabi, africani e asiatici, l'Italia si posiziona come un connettore piuttosto che come un attore di parte. Questa posizione diplomatica deriva dalla sua posizione storica di “potenza media” situata al centro del Mar Mediterraneo e dal suo impegno costituzionale al dialogo e alla mediazione, piuttosto che alla guerra, come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali. L'ambasciatore Grassi ha sintetizzato questa filosofia durante un evento collaterale in occasione del centenario della nascita di padre Oreste Benzi: “La diplomazia italiana si sforza di essere un ponte: un ponte tra i popoli, tra le fedi, tra le istituzioni e la società civile”. La pace deve essere organizzata, non improvvisata.
Le priorità tematiche dell'Italia in sede di Consiglio dei diritti umani
L'Italia ha dimostrato una notevole coerenza tematica nei dibattiti specifici sui singoli paesi. I suoi interventi hanno convergito su alcuni principi fondamentali, quali: responsabilità per le violazioni dei diritti umani, protezione delle popolazioni vulnerabili e sostegno ai meccanismi internazionali.
Nell'ID sull'Ucraina, l'Italia ha sottolineato l'impatto umanitario degli attacchi russi alle infrastrutture e ha chiesto “una pace giusta, duratura e globale fondata sulla Carta delle Nazioni Unite e sul diritto internazionale”. Nell'ID relativo alla Federazione Russa, l'Italia ha condannato lo “smantellamento sistematico dello spazio civico” e la persecuzione del dissenso, sollecitando il rilascio dei prigionieri politici e l'accesso dei monitor indipendenti alle strutture di detenzione.
Sul Myanmar, l'Italia ha ribadito il proprio sostegno al Meccanismo investigativo indipendente per il Myanmar (IIMM) e ha insistito sul fatto che “la responsabilità non può essere rinviata”. Su Haiti, ha espresso preoccupazione per il controllo delle bande armate e l'uso della violenza sessuale contro donne e bambini.
Attraverso queste dichiarazioni, l'Italia ha sostenuto il principio secondo cui la pace e la giustizia sono interdipendenti e che le violazioni dei diritti umani minano la stabilità invece di preservarla. Questo discorso è in linea con la più ampia narrativa dell'UE in materia di diritti umani, ma gli interventi dell'Italia si distinguono per il loro tono umanitario e la precisione giuridica, spesso facendo riferimento alla Carta delle Nazioni Unite, al diritto internazionale umanitario e al principio di responsabilità.
Agenda prospettica dell'Italia in sede di Consiglio
Oltre a rispondere alle crisi, l'Italia ha approfittato della sessione per ampliare l'ambito normativo del Consiglio attraverso iniziative trasversali che collegano i diritti umani alle trasformazioni demografiche, culturali e tecnologiche.
Diritti culturali delle persone con disabilità
Forse il risultato più significativo della partecipazione dell'Italia all'HRC60 è stata la presentazione della Dichiarazione sui diritti culturali delle persone con disabilità, insieme a Cipro, Iraq e Messico. Approvata da un numero record di 144 Stati di tutte le regioni del mondo, la dichiarazione è una delle iniziative più ampiamente sostenute nella storia recente del Consiglio.
La Dichiarazione ribadisce che le persone con disabilità hanno il diritto di partecipare alla vita culturale e di mantenere la loro identità linguistica e culturale, chiedendo al contempo una digitalizzazione accessibile del patrimonio culturale. L'Ambasciatore Grassi ha descritto l'iniziativa come un passo verso l'armonizzazione dei quadri giuridici e l'integrazione dei diritti culturali nei sistemi educativi, collegandola all'impegno delle Nazioni Unite di “non lasciare indietro nessuno”.
La dichiarazione riflette anche le priorità della politica interna italiana in materia di inclusione e accessibilità culturale, trasformando l'esperienza nazionale in soft power internazionale.
Diritti delle persone anziane
L'evento collaterale organizzato dall'Italia “Invecchiamento attivo: garantire il pieno godimento dei diritti economici, sociali e culturali delle persone anziane” - organizzato con la Slovenia, l'Ecuador e la Thailandia - ha messo in evidenza una questione demografica spesso trascurata nel dibattito sui diritti umani.
L'ambasciatore Grassi ha citato le proiezioni secondo cui entro il 2050 la popolazione mondiale sopra i 65 anni raddoppierà, superando il numero dei minori sotto i 18 anni. L'evento ha fatto leva sulla leadership dell'Italia nella Dichiarazione ministeriale di Roma dell'UNECE (2022) e ha ribadito il suo sostegno allo sviluppo di uno strumento internazionale vincolante sui diritti delle persone anziane. L'iniziativa ha rafforzato la tradizionale enfasi dell'Italia sull'inclusione sociale come dimensione della dignità umana.
Abolizione della pena di morte e diritti dei minori
In un altro evento collaterale, La pena di morte e i diritti dei minori, co-organizzato con Svizzera, Francia, Belgio, Zambia e Cile, l'Italia ha ribadito il suo ruolo di leader globale nell'abolizionismo. La discussione ha messo in luce le conseguenze spesso trascurate della pena capitale per i figli delle persone condannate a morte, ovvero lo stigma sociale, le difficoltà economiche e i traumi. L'ambasciatore Grassi ha inquadrato l'abolizione sia come una questione di diritti umani che di protezione dei minori, allineando la convinzione morale con la creazione di coalizioni pragmatiche tra i continenti.
Le nuove tecnologie e i bambini nei conflitti armati
La collaborazione dell'Italia con la Slovenia e la Rete delle Università per i Bambini nei Conflitti Armati (UNETCHAC) sulle nuove tecnologie e i bambini nei conflitti armati ha rappresentato un collegamento innovativo tra diritti umani, tecnologia e diritto umanitario. I partecipanti, tra cui i giuristi internazionali Fausto Pocar e Laura Guercio, l'ex rappresentante speciale delle Nazioni Unite Virginia Gamba, il giudice della Corte europea dei diritti dell'uomo Vasilka Sancin e l'avvocato Mikiko Otani, esperto internazionale di diritti dei bambini, hanno esaminato le implicazioni etiche e giuridiche dell'intelligenza artificiale e delle armi autonome. L'ambasciatore Vincenzo Grassi ha sottolineato l'impegno dell'Italia a promuovere il dialogo internazionale sulla responsabilità, gli standard etici e i quadri giuridici che regolano l'uso delle nuove tecnologie in guerra. In qualità di candidata al Consiglio dei diritti umani per il mandato 2026-2028, l'Italia continuerà a promuovere la protezione dei diritti dei bambini nei conflitti armati, sia all'interno del Consiglio che in collaborazione con le agenzie delle Nazioni Unite competenti.
Nel loro insieme, queste iniziative dimostrano la capacità dell'Italia di combinare la tradizionale attività di advocacy con una diplomazia lungimirante. Concentrandosi su questioni universali ma non divisive - invecchiamento, disabilità, diritti culturali, diritti dei bambini - l'Italia si posiziona come uno Stato capace di produrre consenso in un'epoca di polarizzazione e confronto.
Gli interessi alla base dell'impegno dell'Italia
Dietro il visibile attivismo dell'Italia si cela una serie di interessi strategici interconnessi.
In primo luogo, la partecipazione serve a migliorare la visibilità internazionale. La candidatura dell'Italia per il mandato 2026-2028 del Consiglio dipende dalla sua percezione come attore credibile, coerente e innovativo, e la leadership su iniziative inclusive rafforza questo profilo.
In secondo luogo, l'impegno rafforza l'influenza europea all'interno del sistema delle Nazioni Unite. Assumendo un ruolo di primo piano su temi non controversi ma ricchi di norme, l'Italia contribuisce alla reputazione dell'UE come partner costruttivo e incentrato sui diritti umani, pur mantenendo la flessibilità della diplomazia nazionale.
Infine, l'Italia utilizza l'impegno per i diritti umani per coltivare relazioni interregionali.
I copatrocini con paesi dell'America Latina, dell'Africa e del Medio Oriente ampliano la sua portata diplomatica e attenuano la percezione di esclusività occidentale. Questo approccio riflette la tradizione di politica estera dell'Italia di promuovere il dialogo tra Nord e Sud, che si basa sui suoi legami mediterranei e transatlantici.
Sfide
Il modello italiano di diplomazia dei diritti umani deve affrontare notevoli vincoli. La polarizzazione del Consiglio riduce l'efficacia delle strategie basate sul consenso. In particolare, l'azione italiana di costruzione di ponti presuppone un livello minimo di fiducia tra le parti, che oggi è sempre più raro. Inoltre, l'allineamento dell'Italia alle dichiarazioni dell'UE, sebbene essenziale per la coerenza, può limitarne la visibilità individuale. Un'altra sfida persistente riguarda l'attuazione interna. La credibilità dell'Italia dipende dalla dimostrazione della coerenza tra gli impegni esterni e la pratica interna. Questioni come la gestione della migrazione, le condizioni di detenzione e i diritti socio-economici rimangono aree sensibili che potrebbero mettere in luce discrepanze tra la retorica internazionale dell'Italia e la realtà interna.
Conclusione
La partecipazione dell'Italia alla 60a sessione dell'HRC rivela un modello coerente e in evoluzione di impegno multilaterale fondato sulla precisione giuridica e sulla diplomazia interregionale. Attraverso i suoi interventi e le sue iniziative, l'Italia ha ribadito il suo impegno di lunga data a favore dell'universalità dei diritti umani, ampliando al contempo la sua agenda normativa verso nuove sfide globali legate alla cultura, alla tecnologia e al cambiamento demografico.
Le iniziative promosse o co-sponsorizzate dall'Italia, in particolare la Dichiarazione sui diritti culturali delle persone con disabilità e i dialoghi sull'invecchiamento, l'abolizione della pena di morte e l'etica tecnologica, esemplificano la sua capacità di promuovere il consenso su temi che trascendono la polarizzazione politica. In questo modo, l'Italia si posiziona come una potenza media credibile, traducendo le esperienze interne in leadership internazionale e contribuendo a colmare le divisioni all'interno del panorama frammentato del Consiglio.
Tuttavia, questo modello di diplomazia non è privo di limiti. L'erosione della fiducia multilaterale limita la capacità dell'Italia di costruire ponti, mentre l'allineamento con le posizioni dell'Unione Europea, pur rafforzando la coerenza, può offuscare la sua visibilità individuale. Inoltre, l'azione di advocacy esterna dell'Italia deve essere costantemente accompagnata da una coerenza interna, in particolare in settori come la governance della migrazione e i diritti socio-economici, dove il controllo internazionale rimane elevato. In definitiva, l'impegno dell'Italia in seno all'HRC dimostra come uno Stato di medie dimensioni possa influenzare lo sviluppo delle norme attraverso il dialogo, il ragionamento giuridico e la creazione di coalizioni. Articolando i diritti umani sia come valore universale che come strumento pragmatico di stabilità internazionale, l'Italia contribuisce a riaffermare la rilevanza del Consiglio come forum in cui la responsabilità morale e il realismo politico possono coesistere.