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Comunicazione dei Relatori Speciali al Governo italiano sulle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo Centrale

Nel maggio 2024, il Governo italiano ha ricevuto una comunicazione formale da tre Relatori Speciali delle Nazioni Unite riguardante la detenzione amministrativa di navi civili di ricerca e soccorso (SAR) nel Mediterraneo Centrale.
© UN Photo/Martine Perret

Sommario

  • Preoccupazioni principali 
  • Caso della Sea Watch 5 e della Geo Barents
  • Raccomandazioni e prospettive future
  • Risposta dell'Italia

Il 31 maggio 2024, Mary Lawlor, Relatrice Speciale sulla situazione dei difensori dei diritti umani; Cecilia M. Bailliet, Esperta Indipendente sui diritti umani e la solidarietà internazionale e Gehad Madi, Relatore Speciale sui diritti umani dei migranti, hanno inviato una comunicazione (AL ITA 4/2024) al governo italiano, sollevando serie preoccupazioni umanitarie e legali riguardo alle politiche italiane come l'applicazione della Legge n. 15/2023. Gli esperti spiegano come le politiche italiane di detenzione delle navi civili di Ricerca e Soccorso (SAR) e l'interrogatorio dei membri dell'equipaggio violino il diritto marittimo internazionale e i principi dei diritti umani, ostacolando gli sforzi delle organizzazioni umanitarie, criminalizzando il lavoro umanitario ed esponendo i migranti a condizioni di pericolo di vita.

Preoccupazioni principali

I Relatori Speciali hanno sollevato numerose preoccupazioni riguardo alla detenzione delle navi SAR, alla criminalizzazione degli operatori SAR e alle violazioni del diritto marittimo internazionale e degli standard dei diritti umani, tra le altre. La comunicazione menziona la Legge n. 15/2023, che sarebbe stata utilizzata impropriamente per detenere quasi 20 navi civili SAR da quando è entrata in vigore. Spiega come le detenzioni siano principalmente basate su presunte mancanze nel rispettare gli ordini delle autorità italiane e libiche. Gli esperti esprimono preoccupazione per il fatto che le detenzioni comportino una restrizione della libertà di associazione e del diritto di promuovere e proteggere i diritti umani. La comunicazione indica anche come la legge sia stata usata impropriamente per imporre pesanti multe insieme alle detenzioni ai sensi dell'Articolo 1.2 bis (f). Menziona inoltre la politica continuativa delle autorità italiane di assegnare porti distanti per lo sbarco delle persone soccorse in mare. Questa pratica è iniziata e si è consolidata intorno a dicembre 2022. La comunicazione evidenzia come questa politica di assegnazione di porti distanti impatti negativamente sulle operazioni di soccorso, causando ritardi nello sbarco che mettono a rischio la sicurezza e la salute delle persone soccorse. Il tempo impiegato per raggiungere porti lontani aumenta il disagio emotivo e psicologico, le emergenze mediche e l'aggravamento della carenza di cibo e acqua per i migranti.

La comunicazione fa luce sulla criminalizzazione dei difensori dei diritti umani che partecipano alle operazioni SAR. Si riferisce a comunicazioni passate come ITA 1/2022, ITA 2/2021, ITA 1/2021 e ITA 7/2020, in cui questa preoccupazione è stata sollevata più volte. I Relatori sottolineano che i membri dell’equipaggio delle operazioni di ricerca e soccorso hanno subito interrogatori senza rappresentanza legale, e al Capo Missione o al Comandante non è stata fornita una trascrizione dell'intervista in quanto considerati "persone informate sui fatti" ai sensi dell'Articolo 351 del Codice di Procedura Penale italiano. Pertanto, gli esperti hanno sollevato serie domande sulla compatibilità dell'approccio dell'Italia con la Dichiarazione ONU sui Difensori dei Diritti Umani.

Inoltre, gli esperti si riferiscono alla violazione di molte disposizioni legali internazionali a causa dell'approccio dell'Italia che contribuisce alla privazione della vita. I quadri normativi menzionati nella comunicazione includono la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) che rende obbligatorio per gli Stati aiutare le persone in pericolo in mare; la Convenzione per la Salvaguardia della Vita Umana in Mare (SOLAS) che ordina ai comandanti delle navi di fornire assistenza immediata; il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR) che previene la privazione arbitraria della vita, e i Principi e Linee Guida dell'OHCHR sui Diritti dei Migranti in Situazioni Vulnerabili.

Caso della Sea Watch 5 e della Geo Barents

La comunicazione fornisce dettagli sul caso di due navi civili SAR detenute e sulle conseguenze delle attività intraprese dalle autorità italiane:

  • Sea Watch 5: Gli esperti elaborano sulla detenzione della Sea-Watch 5, una nave di ricerca e soccorso gestita da Sea-Watch, un'organizzazione umanitaria fondata nel 2014 in Germania per rispondere alla crisi dei rifugiati. Da allora, l'organizzazione ha fornito aiuto alle persone in pericolo in mare partecipando a operazioni di soccorso marittimo nel Mediterraneo centrale e dintorni. Nel marzo 2024, la nave ha preso parte a uno sforzo di soccorso. Durante il suo lavoro, ha incontrato una serie di difficoltà, come condizioni meteorologiche sfavorevoli e complicazioni legali.
    I Relatori fanno luce su come, durante gli sforzi di soccorso effettuati dalla Sea-Watch 5 il 3 marzo 2024, l'equipaggio abbia cercato di mettersi in contatto con la Guardia Costiera libica per assistenza ma non sia riuscito a ricevere una risposta. Le autorità italiane hanno assegnato Reggio di Calabria per lo sbarco nonostante le condizioni meteorologiche inadatte. La nave ha richiesto l'assegnazione di un porto più vicino, che è stata negata. Solo il 5 marzo la Guardia Costiera italiana ha accettato di trasferire le persone soccorse su un'altra nave per lo sbarco. Nel frattempo, sono stati costretti a trovare rifugio vicino all'isola di Lampedusa. La Comunicazione fornisce ulteriori dettagli sulle complicazioni successive il 6 marzo mentre la nave si trovava in acque internazionali. La Guardia Costiera libica ha ordinato alla nave di cambiare rotta senza alcuna chiarificazione, creando un rischio di collisione con una nave mercantile.
    Successivamente, il 6 marzo, la Sea-Watch 5 ha assistito a un'altra imbarcazione di migranti in difficoltà e, quando le autorità libiche non hanno risposto, ha avviato un'operazione di soccorso, prendendo a bordo altri 56 passeggeri. Alcune di queste persone avevano un disperato bisogno di assistenza medica immediata. Gli esperti sollevano domande su come, nonostante il fatto che diversi dei soccorsi fossero in condizioni critiche, l'assistenza medica non sia stata immediatamente fornita dalle autorità italiane, tedesche, libiche o maltesi. La reazione ritardata e le ore di attesa hanno portato alla morte di una persona di 17 anni a bordo della nave di soccorso. A causa di diverse richieste di un porto sicuro per i rimanenti soccorsi e di evacuazione medica urgente, la nave è stata reindirizzata a Ravenna, un porto che si trovava a quasi 800 miglia nautiche di distanza. Dopo ripetuti appelli, le autorità italiane hanno infine permesso alla Sea-Watch 5 di attraccare a Pozzallo, in Sicilia, la sera del 7 marzo.
    Inoltre, la Comunicazione include dettagli sulla detenzione e sui procedimenti legali iniziati l'8 marzo 2024, quando il Capo Missione e il Comandante della Sea-Watch 5 sono stati interrogati dalle autorità senza rappresentanza legale. Dopo gli interrogatori, la Capitaneria di Porto italiana ha detenuto la nave e imposto multe basate su sospette violazioni della Legge n. 15/2023. La violazione menzionata dall'Italia includeva il mancato rispetto delle direttive delle autorità italiane e della Guardia Costiera libica. La nave è rimasta in custodia per 20 giorni. Il 28 marzo, un giorno prima della scadenza dell'ordine di detenzione, il Tribunale di Ragusa ha emesso una sentenza provvisoria che ordinava la sospensione della custodia della nave dopo che Sea-Watch aveva fatto appello contro le sanzioni.
  • Geo Barents: Un altro caso evidenziato nella Comunicazione riguarda la detenzione della Geo Barents, una nave operata da Medici Senza Frontiere (MSF). La nave ha fatto parte di diverse operazioni di soccorso per migranti e rifugiati in mare nel Mediterraneo centrale dal 2015. I Relatori forniscono i dettagli delle affermazioni fatte da MSF. Il 15 marzo 2024, la Geo Barents ha assistito a un "respingimento" in cui la Guardia Costiera libica ha intercettato una nave in difficoltà nell'area SAR maltese e ha costretto più di 100 persone a tornare in Libia.
    La Comunicazione menziona che il 16 marzo, la Geo Barents ha recuperato 146 individui, inclusi bambini, da un'imbarcazione di legno in acque internazionali. Una nave della Guardia Costiera libica ha tentato di intervenire durante la missione, ma le sue manovre spericolate hanno reso instabile lo sforzo SAR. Oltre a minacciare l'equipaggio della Geo Barents e le persone soccorse, le autorità libiche hanno tentato di salire a bordo di una barca di soccorso con la forza. Lo scontro durato due ore ha ritardato la capacità della nave di completare la missione di soccorso. La Guardia Costiera libica ha lasciato il sito solo dopo lunghe negoziazioni tra le autorità libiche, norvegesi e italiane.
    Gli esperti hanno elaborato su come la Geo Barents abbia salvato altre settantacinque persone più tardi quel giorno, incluse quelle la cui barca in vetroresina si era capovolta. Il porto di Marina di Carrara è stato designato per lo sbarco della Geo Barents dopo le operazioni di soccorso riuscite. Tuttavia, ci sono volute circa 80 ore per raggiungere il porto, che si trovava a 620 miglia nautiche dal luogo del soccorso. La Comunicazione solleva domande su come, allo sbarco, le forze dell'ordine e la Guardia Costiera italiana abbiano interrogato il Coordinatore del Progetto e il Capitano della Geo Barents per circa 4-5 ore. Successivamente, l'equipaggio della Geo Barents ha ricevuto una notifica che la nave era stata detenuta in conformità con la Legge n. 15/2023 per la presunta non conformità con le direttive della Guardia Costiera libica durante l'esecuzione del soccorso il 16 marzo 2024. MSF ha quindi presentato un ricorso il 22 marzo presso il Tribunale Civile italiano di Massa contro la detenzione della nave.
    Pertanto, i Relatori Speciali evidenziano preoccupazioni sulla detenzione amministrativa delle navi civili SAR e sulla pratica di imporre multe alle ONG che le gestiscono utilizzando la Legge n. 15/2023. Nella loro Comunicazione, viene ripetutamente menzionata la natura arbitraria di queste detenzioni, e viene sollevato il punto di come tali misure limitino la capacità delle ONG di svolgere efficacemente le operazioni di soccorso. I Relatori Speciali sottolineano che queste azioni mettono a repentaglio i diritti fondamentali dei migranti in difficoltà. Gli esperti mettono in discussione la logica alla base della politica di assegnazione di porti distanti per lo sbarco. Ribadiscono che, sebbene gli Stati siano responsabili delle missioni SAR, la protezione dei diritti dei migranti che cercano di attraversare il Mediterraneo richiede la cooperazione tra i governi e qualsiasi organizzazione di soccorso indipendente che opera nell'area interessata. Infine, i Relatori chiedono la protezione e la facilitazione delle operazioni SAR nel Mediterraneo centrale, sottolineando l'urgenza con cui queste sfide devono essere affrontate.

Raccomandazioni e Prospettive Future

Nella loro Comunicazione, gli esperti esortano il governo italiano a intraprendere azioni significative per risolvere le questioni emergenti dall'attuazione della Legge n. 15/2023. Suggeriscono inoltre che l'Italia dovrebbe rivalutare il suo approccio verso le navi civili SAR e assicurarsi che le azioni amministrative e legali non ostacolino il lavoro di soccorso svolto dalle organizzazioni umanitarie. Sottolineano inoltre che, in conformità con il diritto marittimo internazionale e le norme sui diritti umani, le attività civili SAR non possono essere ingiustamente ostacolate. 
Gli esperti raccomandano che il governo italiano conduca una valutazione completa dell'impatto sui diritti umani della Legge n. 15/2023 e della sua pratica di designare porti remoti per lo sbarco. Sottolineano che queste valutazioni sono necessarie per determinare se la legge sia conforme agli impegni internazionali dell'Italia. L'Italia dovrebbe anche assicurarsi di adempiere alla sua responsabilità di difendere i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo. Chiedono inoltre che queste procedure siano trasparenti e che gli attori umanitari siano inclusi nelle conversazioni sugli sforzi SAR.

Invece di imporre restrizioni severe che ostacolano il lavoro delle organizzazioni umanitarie, i Relatori esortano il governo italiano a migliorare la cooperazione con le organizzazioni umanitarie per rafforzare le sue capacità SAR. La Comunicazione invita il governo ad assicurare che l'aiuto umanitario non sia criminalizzato o penalizzato. Infine, gli esperti richiedono una risposta dal governo sui suoi piani per rafforzare le operazioni SAR, le capacità di accoglienza e di assistenza.
La Comunicazione è rimasta confidenziale per 60 giorni, durante i quali il governo italiano ha avuto l'opportunità di presentare una risposta. Tuttavia, il governo ha presentato la sua risposta il 5 agosto 2024.

Risposta dell'Italia

Nella sua risposta, l’Italia difende il Decreto-Legge n. 130/2020 e la Legge n. 15/2023. Sostiene che l’obiettivo principale delle leggi è garantire la sicurezza delle operazioni e mantenere l’ordine pubblico. Nel caso della Sea Watch 5 e della Geo Barents, il governo ha giustificato l'imposizione di multe e la detenzione delle navi sostenendo che le navi non hanno rispettato gli ordini delle autorità responsabili e hanno contribuito a creare una "situazione pericolosa".
La risposta ha anche toccato la questione dell'assegnazione dei porti per lo sbarco. Il governo sostiene che l'assegnazione si basa su diverse considerazioni, come prevenire il sovraffollamento nei centri di accoglienza di prima linea e consentire lo svolgimento efficace e ordinato delle procedure specifiche degli hotspot come Lampedusa. Menziona anche che l'assegnazione di località in Sicilia come porti di sbarco durante i periodi estivi è difficile poiché l'isola manca di infrastrutture di trasporto sufficienti. Questa indisponibilità di trasporti contribuisce a periodi di permanenza non pianificati dei migranti in strutture organizzate per brevi soggiorni. Quindi, la logica dell'assegnazione di porti distanti è fornire uno sbarco tempestivo per il quale è necessario bilanciare fattori logistici e di sicurezza.
Infine, l'Italia contesta le affermazioni secondo cui le sue politiche violano i diritti umani, sostenendo che le leggi italiane e il suo approccio politico sono ragionevoli, conformi al diritto internazionale e intese a proteggere sia la sicurezza nazionale che la vita dei migranti. La risposta conclude che l'Italia è dedita a lavorare con le Procedure Speciali dell'ONU, sottolineando il suo rispetto per i principi umanitari e il diritto del mare mentre gestisce efficacemente la migrazione.

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