non-discriminazione

Consiglio d'Europa: pubblicato il sesto rapporto dell’ECRI sull’Italia (2024)

Consiglio d'Europa, No alla discriminazione, poster 2011
© CoE

Il nuovo rapporto dell’ECRI (European Commission against Racism and Intolerance), pubblicato il 22 Ottobre 2024, contiene un totale di 15 raccomandazioni rivolte alle autorità italiane per il miglioramento della lotta contro il razzismo e l’intolleranza. In particolare, l’ECRI invita l'Italia ad istituire, in consultazione con le organizzazioni della società civile, un organismo per la pari opportunità pienamente indipendente, rafforzando nel contempo l'Ufficio nazionale contro la discriminazione razziale (UNAR) come organismo governativo di coordinamento delle politiche contro il razzismo. Inoltre, le autorità del nostro paese dovrebbero adottare un piano d'azione nazionale contro il razzismo, organizzare una campagna di sensibilizzazione volta a promuovere l'uguaglianza, la diversità e il dialogo interculturale e interreligioso, e intraprendere azioni più efficaci per combattere l'incitazione all'odio.

Tuttavia, alla luce del rapporto precedente (2016), l'ECRI riconosce dei progressi in diversi settori, come il sistema di raccolta dei dati relativi agli episodi di bullismo nelle scuole, anche per motivi di etnia e orientamento sessuale, e corsi online rivolto agli insegnanti per la prevenzione ed il contrasto di tali fenomeni; il riconoscimento delle unioni omosessuali; l'adozione della strategia nazionale LGBT+ e l'assistenza sanitaria ai pazienti transgender; ed infine, un sistema di sostegno finanziario per i centri contro la discriminazione basata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, compresi i centri di accoglienza per le vittime di violenza LGBTI.

Nonostante i progressi compiuti, alcune questioni continuano a destare preoccupazione. Ad esempio, come già nei rapporti precedenti si ribadisce che lo status giuridico ed il ruolo, se pur di primo piano nella lotta al razzismo e l’intolleranza, dell’UNAR come ufficio della Presidenza del consiglio dei ministri, rimangono incompatibili con il requisito fondamentale di indipendenza di un organismo per le pari  opportunità.

Secondo l’ECRI inoltre le persone LGBTI continuano a subire pregiudizi e discriminazioni nella vita quotidiana, e la procedura per il riconoscimento legale del cambiamento di genere continua ad essere complicata, lunga e eccessivamente medicalizzata. 

Ma sono soprattutto le esternazioni pubbliche sempre più xenofobe e con toni altamente divisivi e antagonisti di certi rappresentanti politici a destare preoccupazione, in particolare  quando esse sono rivolte contro rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché cittadini italiani con background migratorio, la comunità Rom e le persone LGBTI. Secondo l’ECRI tale clima non facilita di certo il percorso verso la piena integrazione e inclusione dei migranti e altri gruppi vulnerabili. Anche l’operato di singoli giudici che si occupano di casi di migrazione è oggetto di ripetute, eccessive e aspre critiche da parte di certi rappresentanti politici, mettendo a rischio l’efficienza e l’indipendenza della magistratura.

Infine è l’operato delle forze dell’ordine italiane a destare preoccupazione. l'ECRI si rammarica del fatto che negli ultimi anni poco o niente sia stato fatto per garantire una maggiore responsabilità nei casi di abusi razzisti o LGBTI-fobici commessi da agenti della Polizia di Stato, Carabinieri e altri agenti delle forze dell’ordine. L'ECRI invita pertanto le autorità ad istituire prontamente un gruppo di lavoro che coinvolga l'UNAR, i funzionari pubblici dei servizi e delle istituzioni competenti, i pubblici ministeri ed i rappresentanti della società civile al fine di esaminare i modi e i mezzi per sviluppare meccanismi di responsabilità effettivi nei casi di abusi di polizia a sfondo razzista e LGBTI-fobici, anche attraverso l'istituzione di un organismo indipendente di monitoraggio dell’ operato della polizia. chiedendo quindi all'Italia uno studio completo e indipendente. 

Inoltre, si legge nel rapporto che durante la sua visita in Italia, l'ECRI ha ricevuto molte testimonianze di profilazione razziale* da parte delle forze dell'ordine nelle operazioni di fermo e controllo di polizia, soprattutto sulla comunità rom e sulle persone di origine africana. L’ECRI ha pertanto raccomandato alle autorità italiane uno studio indipendente che dovrà prefiggersi "l'obiettivo di individuare e affrontare qualsiasi pratica di profilazione razziale da parte delle forze dell'ordine". L’ECRI valuterà già tra due anni se questa raccomandazione sarà stata seguita.


 

* Secondo l’ECRI si intende come profilazione razziale «l'utilizzo, da parte degli agenti delle forze dell’ordine, quando procedono a operazioni di sorveglianza, controllo o indagine, di elementi quali la razza, il colore della pelle, la lingua, la religione, la nazionalità, o l’origine nazionale e etnica, senza alcuna giustificazione oggettiva o ragionevole».


La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), istituita dal Consiglio d’Europa, è un organo indipendente di monitoraggio in materia di diritti umani. Essa è specializzata in questioni relative alla lotta contro il razzismo, la discriminazione (basata su “razza”, origine etnica, colore della pelle, cittadinanza, religione, lingua, orientamento sessuale e identità di genere), la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza. È composta da membri indipendenti e imparziali, designati dagli Stati membri per la loro autorità morale e la loro riconosciuta competenza in materia. Nell’ambito dei suoi compiti statutari, l’ECRI svolge un’attività di monitoraggio “paese per paese’’, tramite la quale analizza la situazione in ciascuno degli Stati membri in materia di razzismo e intolleranza per poi formulare in un rapporto suggerimenti e proposte alle autorità nazionali su come affrontare i problemi individuati. I rapporti relativi ai paesi del sesto ciclo di monitoraggio si concentrano su tre temi comuni a tutti gli Stati membri: (1) effettiva parità e accesso ai diritti, (2) discorso d’odio e violenza per ragioni di odio, (3) integrazione e inclusione, oltre che su varie tematiche proprie di ciascun Paese.

Collegamenti

Parole chiave

non-discriminazione razzismo Italia LGBTQI+